Autunno in Toscana fa rima con sapori e prodotti tipici. Accanto a funghi, castagne e marroni, non si può non citare il “re” dei boschi, il tartufo bianco. San Miniato, il piccolo ma grazioso borgo della provincia di Pisa, può essere considerato la capitale del tartufo bianco. Ecco qualche curiosità che forse non tutti sanno sul famoso tuber.
1. Partiamo dalla storia. La ricerca del tartufo, nella zona di San Miniato, iniziò oltre un secolo fa, verso la fine dell’Ottocento, quando alcuni romagnoli giunsero da quelle parti e cominciarono ad insegnare la tecnica della ricerca del tartufo. Fra di loro ricordiamo Stagnazza (Stanislao Costa di Casola Valsenio, classe 1875), che si stabilì e si sposò a Balconevisi, con Amelia Pieragnoli nel 1902. Altri romagnoli, che erano venuti per la bonifica dei fiumi si insediarono nella zona: da San Miniato a Palaia. Alcuni sanminiatesi intraprendenti come Eugenio Gazzarrini (classe 1875) cominciarono a commercializzare il tartufo bianco di San Miniato e a farlo conoscere in tutta Italia.
2. Il tartufo bianco più grande del mondo, di 2,520 Kg, che è nel guinnes dei primati è stato trovato a San Miniato il 26 ottobre 1954 da un tartufaio di Balconevisi, Arturo Gallerini, detto il Bego, in un luogo chiamato La Vallina. Questo tartufo fu comprato dal commerciante albese Giacomo Morra, che veniva spesso a San Miniato a comprare grandi partite di tartufi bianchi. Per cinquanta anni, chi fosse il cercatore che ha trovato il tartufo più grande del mondo è rimasto un segreto. Lo abbiamo scoperto solo nel 2003. La storia dice che questo tartufo fu regalato al presidente degli Stati Uniti Eisenhower. Oggi a San Miniato c’è un monumento in ferro battuto dedicato al Bego ed al suo cane Parigi.
3. Anche il tartufo più pagato al mondo è stato trovato nella zona delle colline sanminiatesi e venduto nel dicembre 2007 all’Asta internazionale del tartufo per beneficenza. Il tartufo di 1,497 Kg fu acquistato da un ristorante di Londra che lo pagò ben 330mila dollari. La notizia fece il giro del mondo. Un po’ di tempo dopo, il tartufo, per la troppa esposizione nella vetrina londinese, andò a male e gli fu dedicato un solenne funerale nella Villa di Cafaggiolo, dove era stata battuta l’asta, e fu seppellito sotto una quercia dell’epoca della scoperta dell’America.
4. La qualità del tartufo bianco di San Miniato è indiscussa grazie al clima, al terreno e soprattutto agli alberi con i quali è in simbiosi come le querce. L’afrore del nostro tartufo è davvero superlativo e non teme il confronto con altri tartufi più blasonati. I cuochi più importanti apprezzano molto il profumo inconfondibile e le proprietà organolettiche del tartufo bianco di San Miniato. Il tartufo è tutelato dal marchio del “Tartufo bianco delle Colline Sanminiatesi”. Ogni anno si trovano decine di ottimi esemplari e spesso sono scavati, nella nostra zona, esemplari eccezionali anche di oltre un chilogrammo.
5. Un altro elemento che depone a favore del tartufo di San Miniato è la quantità. Nel vasto areale incontaminato che abbraccia 32 comuni a sud dell’Arno, fra le province di Pisa e Firenze, se ne trova in abbondanza. Da stime effettuate alcuni anni fa, si può affermare che il tartufo bianco delle colline sanminiatesi rappresenta da solo circa il 25-30% dell’intera produzione nazionale (che poi coincide quasi con quella mondiale). Da un libretto del commerciante Gemignani del 1954 si può vedere che solo nella piccola frazione di Balconevisi furono trovati oltre 900 Kg di tartufi in un anno. La quantità di tartufi che si trova oggi resta un geloso segreto.
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